
Ho lasciato la Calabria tanto tempo fa.
Nel corso degli anni, sono tornato “a casa” tante volte, sempre con profonda emozione personale.
Per giungervi, partendo da Roma e percorrendo l’autostrada del sole, svolto nella valle del Noce, un torrente tumultuoso che, segnando il confine fra la Basilicata e la Calabria, balza dopo balza, dopo circa 30 chilometri, finisce per sfociare nel mare, che appare come un lampo azzurro, orlato di candida sabbia e del celeste dell’orizzonte, nel punto dove il mare si confonde con il cielo.
Durante una breve sosta, a questo punto necessaria per poter percepire le prime sensazioni, mi assalgono i profumi della terra, della vegetazione e dei fiori nuovi. Percorro, con studiata lentezza, la strada statale che scorre verso sud, gustando le immagini che scorrono l’una dopo l’altra: paesini, verso le colline, e spiagge e calette, verso il mare.
Una terra antica, piena di storia, l’Eden nel quale si sono insediati i coloni greci, gli esuli delle guerre fra Atene e Sparta, risalendo verso nord i suoi lati, lungo il mare Jonio e il mar Tirreno, colonizzando le terre fertili e portando in dono cultura ed esperienza.
Una terra dai prodotti generosi, come la vite e l’ulivo, l’arancio, il limone, il mandarino e il bergamotto. Come pure, le noci, le mandorle, le cipolle, i fichidindia, le annone e … il peperoncino!
Una teoria di centri abitati affacciati sul mare, una vetrina di bellezze, dove vive un popolo accogliente e generoso, di contadini, di pescatori, di artisti, di professionisti: Scalea, Diamante, Belvedere, Cetraro, Paola, San Lucido, Amantea, Lamezia, Vibo, Tropea (con le fantastiche meraviglie di Capo Vaticano), Nicotera, Gioia Tauro, per giungere a Reggio Calabria, il “confine del mio mondo giovanile”, popolato da tanti cari amici, figli di questa terra, che spesso si sono allontanati (come me) per percorrere le strade del mondo, ognuno del suo mondo, come ha fatto Gianni. Gianni chi? Versace, naturalmente.
Una volta giunto, sento, impellente, la necessità di recarmi sul lungomare, “il più bel chilometro d’Italia”, come disse Gabriele D’Annunzio, per rivedere la Sicilia, l’Etna innevata, per sentire il richiamo delle sirene, fra Scilla e Cariddi, per ascoltare l’urlo di Polifemo che inveisce contro Ulisse, che l’ha appena accecato.
Da lì, e il “passo” è breve, la doverosa visita al museo della Magna Grecia, dove due vecchi amici, due guerrieri opera di scuola Fidiana, del V secolo a. C. mi aspettano, pazienti. Una commozione al cospetto di tanta bellezza, creata in tempi così antichi, che ha trovato pari solo nel Rinascimento italiano.
Ma, dopo la natura e l’arte, sorge il desiderio di stare in mezzo alla gente, di sentire la mia “parlata”, di vedere i prodotti della mia terra e del mio mare, il “mercato ortofrutticolo e del pesce”.
Ho sempre gradito l’occasione di visitare i mercati calabresi, per vedere ed acquistare le merci esposte. Dove altro trovare i fichi bianchi e neri? La nduja? Le nzudde? Lo stomatico? I cudduraci? L’insuperabile stoccafisso? I salami buonissimi, … spesso insaporiti dal … peperoncino?
Il peperoncino, per l’appunto, che, almeno per una volta, non sono dovuto andare a trovare in Calabria, ma che è venuto a trovarci, al Rotary Club Roma EUR!!!
Infatti, nella sera di mercoledì 29 marzo 2023, il nostro Club ha avuto il privilegio di ricevere in visita il presidente dell’Accademia Italiana del Peperoncino, il Prof. Enzo Monaco, accompagnato dalla consorte, signora Antonietta.
Il Presidente del Club, il dott. Giuseppe Cirillo ha dato inizio alla serata accogliendo, in primis,
Sua Maestà il “Diavolillo” Calabrese
Ha dato, quindi, seguito all’accoglienza dei numerosi ospiti, richiamati dall’originalità dell’Evento, fra i quali, è doveroso citare:
l’Ambasciatore della Bulgaria a Roma: S.E. Todor STOYANOV e signora Ràlitza Stoyanova;
Per il Distretto 2080: Roberto Cepparotti (RC Fiumicino Portus Augusti), assistente del Governatore, con Elena Emanuel (prefetto del RC Fiumicino Portus Augusti); Monica Menichelli (del RC Roma Cristoforo Colombo), assistente del Governatore, e consorte;
Rotariani in visita dal Distretto 2072: Pierangelo Panozzo (RC Bologna);
Rotariani in visita dal Distretto 2050: Luca Crobu, vice Presidente e Presidente incoming del RC Millennials;
Rotariani in visita dal nostro Distretto 2080: Sara Bernardi, Presidente del RC E-Roma Sud Ovest; Alessandro Compagnoni, Presidente RC Roma Olgiata; Massimiliano Ricciardi, Presidente del RC Roma Foro Italico; Luigi Cancellaro, RC Appia Antica e Presidente della Commissione RYKA, e signora; Antonella Tizzani RC Pantheon;
Rotaract Roma EUR: Giorgio Firmani, Presidente; Francesco Cirillo, Presidente della Commissione Azione professionale; Gianluigi Cirillo e Federica Polito, soci;
Ospiti: Sergio Centofanti, ASL RM2, e signora Cecilia; Alessandro e Maria Rosa Citino; Saverio Francesco Coraggio, Presidente ADMI; Luigi Juliano e signora Maria Saracino; Carla Monaco, giornalista Rai Calabria, e consorte; Pino Parise, giornalista “Calabria nel mondo”; Maria Vittoria Pirone.
La numerosa e variegata rappresentanza di rotariani e personalità testimonia il crescente interesse per il Rotary Club Roma EUR, dove è piacevole trascorrere una serata rotariana fra amici. Conferma l’apprezzamento per “Peppino”, il nostro dinamico Presidente, generosamente impegnato nel sociale, con molteplici altruistiche iniziative, che, con il suo entusiasmo e il suo esempio, trascina i soci del Club nelle attività.
Evidenzia la curiosità dei soci, per l’aspettativa delle informazioni che pensavano sarebbero emerse dalla relazione del prof. Enzo Monaco. Infatti, tutti davano per scontata la convinzione che il peperoncino fosse, più che altro, un ingrediente usato abitualmente nella cucina italiana, e non solo, utilizzato più che altro per insaporire i cibi. E, per l’appunto, ritenevano che potesse avere un uso e un ruolo limitato a piccoli conferimenti nelle pietanze.
Messa in questi termini, il compito del prof. Monaco, che si proponeva di mostrare e dimostrare un ruolo ben diverso di esso, appariva arduo, ma egli non si è sottratto a questa sfida, anzi, l’ha affrontata, sicuro di poterci introdurre tutti ad una nuova realtà conoscitiva.
Quindi, il relatore, con calma e pacatezza, ha parlato delle origini storiche del peperoncino, dalla sua provenienza dalle Americhe, ai tempi di Cristoforo Colombo, fino alla sua diffusione in Europa. Ha rilevato che tale diffusione, partita dai paesi dell’America centro meridionale, ha raggiunto alcuni Paesi dell’area mediterranea, e segnatamente l’Italia, principalmente del sud. Si è sviluppata in tutto il mondo, con particolare uso e apprezzamento nell’America del sud, in Thailandia e con sensibile attuale interesse in Cina.
Il peperoncino è principalmente usato, come tale, oppure essiccato e ridotto in frammenti o in polvere, in aggiunta al cibo. Non è una spezia, quale il pepe, la noce moscata o la cannella, oppure una pianta aromatica, quale il basilico, la salvia o la menta, tutte destinate a profumare le pietanze. Non è adatto a conservare il cibo, cosa che può essere fatta usando l’olio o il sale, ma … aiuta.
Il peperoncino è un agrume, una “bacca” del genere “capsicum”, che si presenta con colori e forme le più diverse, seppure spesso affusolate, dove il picciolo con i semi è rivestito da una capsula polposa, di solito piuttosto oblunga.
La sua assunzione trasmette al gusto la “piccantezza”, per la presenza della capsicina e della diidrocapsaicina, alcaloidi. Queste sostanze favoriscono, nel corpo umano, il rilascio delle endorfine, con effetti antidolorifici e stimolatori del metabolismo. Partendo da questi presupposti, si moltiplicano i tentativi di uso in cosmesi e medicina.
Al contatto con la lingua ed il palato, attraverso i recettori umani o animali, fa provare una sensazione “mista”, compresa fra il gusto ed il bruciore.
Non tutti gli umani hanno tali recettori o, comunque, li hanno in quantità variabile. Quelli che ne hanno di meno possono gustarlo più impunemente.
Gli uccelli ne sono del tutto sprovvisti. Per questo motivo hanno potuto cibarsene, nel tempo, per poi disperdere i semi nei luoghi più disparati, favorendone la diffusione.
Gli elefanti sono particolarmente sensibili all’effetto di questa pianta, la cui presenza rilevano con l’olfatto, al punto che i coltivatori di mais, in Africa, l’hanno utilizzata come barriera di protezione per le loro piantagioni, più efficace delle barriere elettriche.
Gli umani fanno bene ad evitare di portare al suo contatto gli occhi e le parti del corpo non protette dalla pelle.
Il peperoncino si adatta ad essere usato preferibilmente con le carni grasse, spesso gli insaccati, che ne stemperano l’”ardore pungente” e consentono meglio di apprezzare il suo gusto di sottofondo.
Il peperoncino è parte fondamentale nella produzione della “nduja”, che trova la sua più alta espressione in quella che viene preparata a Spilinga, un piccolo comune facente parte della provincia di Vibo Valentia.
L’Accademia italiana del peperoncino ha sede a Diamante, una ridente cittadina della parte nord della Calabria, sulle rive del mar Tirreno, nella quale è particolarmente fiorente la coltivazione dei peperoncini, molti dei quali destinati all’esportazione.
La relazione del professor Monaco è stata seguita da un intervento della figlia, dott.ssa Carla Monaco, che ha integrato con alcune altre considerazioni e informazioni quanto era stato precedentemente illustrato nel corso dell’argomentazione precedente.
Come dicevo in precedenza, a Diamante, si arriva lasciando l’autostrada a Lagonegro, per scendere lungo la valle del Noce fino ad giungere, finalmente, sulla costa, in vista dell’azzurro del mare. Si procede verso sud, in un continuo di spiagge, spazi rubati alle colline che salgono verso le alture comprese tra il Pollino e la Sila.
Un posto dove l’ambiente si colora di verde e l’aria profuma di terra. Ed è qui, dopo un po’ di chilometri, e dopo aver attraversato Scalea, a me cara, che si trova Diamante.
Non ho mai avuto occasione di vederle, ma immagino le vaste distese coltivate per la produzione dei peperoncini, una realtà, a noi giunta nel Medio Evo, ma che, così bene è attecchita in Calabria, una terra antica, colonizzata dai greci, che hanno portato e/o coltivato tante piante, quali l’ulivo e la vite.
Una terra generosa, dalle vaste distese di agrumeti. Fra queste distese verdi, immagino spiccare il rosso del peperoncino.
Un grazie al Prof. Monaco per la brillante esposizione e per aver esaurientemente risposto alle numerose domande che gli sono state poste, a seguito della sua relazione.
Un grazie al Presidente del Rotary Club Roma EUR, dott. Giuseppe Cirillo, che ha propiziato la sua partecipazione.
Alfredo D’Amato