
Dall’1 al 5 giugno 2022, un nutrito gruppo di soci del Rotary Club Roma EUR, guidato dal dott. Antonino Laudani, siciliano doc, nato a Paternò, in provincia di Catania, e dalla dott.ssa Antonella Longo, anche lei di Catania, si è recato in viaggio, nel “Continente Sicilia”. Una terra generosa, abitata da una popolazione che è il risultato di numerosi “incroci”, determinati dalle successive dominazioni che ha subito nel tempo e hanno lasciato in essa le loro tracce antropologiche e culturali. Dagli originari Sicani e Siculi, che le hanno dato il nome, ai Fenici, ai Cartaginesi, ai Greci, ai Romani, ai Bizantini, agli Islamici, ai Normanni, agli Spagnoli, ai Borbonici. Semplificando un po’ l’elenco, per confluire nel Regno d’Italia, nel 1860, del quale fu la prima regione a farne parte.
“Antonino”, siciliano doc, come mio nonno Giacinto, anche lui nato a Paternò! Come nonna Peppina, che, invece, era nata a Regalbuto, in provincia di Enna. Questo, per dire che la mia famiglia materna è originaria di quel “continente”, anzi, dei luoghi dove i nostri “amici” si sono recati in gita e i loro figli si chiamavano Agata, Sebastiana, Alfio, Carmela, Antonino. Sicilianità a tutto tondo!
L’idea di fare questo viaggio venne a Nino, un paio di anni fa, quando abbiamo scoperto le nostre comuni origini e decidemmo di andare insieme per visitare Paternò e alcune città della Sicilia orientale. Poi, dopo l’affiliazione di Antonella nel Rotary Club Roma EUR, l’idea di far conoscere un po’ di Sicilia ai rotariani romani si è fatta ancora più forte ed è stata facilitata dal fatto che suo papà Giuseppe fa parte del Rotary Club Catania. Cosa poteva esserci di più gradevole del far incontrare i rotariani di Roma con i corrispondenti rotariani di Catania? Antonella ha contattato la presidente del Club di Catania, dott.ssa Anna Cavallotto, e, con cura, è stato organizzato l’incontro fra i due Club.
Purtroppo, il diavolo ci ha messo la coda e non ho potuto partecipare all’iniziativa.
Ma non mi sono rassegnato e, anche se non ho potuto essere con loro fisicamente, ho percorso il viaggio con la fantasia, visitando i luoghi delle mie origini.
Siamo partiti di sera, dall’aeroporto di Fiumicino, dove ci eravamo incontrati, secondo gli accordi presi, seguendo la scrupolosa regia di Nino, organizzatore, e di Antonella, organizzatrice, che tutto avevano previsto, orari, alloggi, visite ed ospiti da incontrare. Ognuno di noi aveva avuto una giornata di impegni e lavoro, ma, l’incontrarsi cancellò ogni stanchezza e le menti si volsero all’”impresa”.
L’aereo decollò e man mano che lui saliva, il cuore mi diventava più leggero e felice. Viaggiando da nord a sud, sapevamo che le viste più belle dall’alto le avremmo avute sulla destra del velivolo e avevamo prenotato i nostri posti su quel lato, accanto ai finestrini.
Dopo meno di mezz’ora di volo, l’aereo cominciò la sua discesa, con il sole che, già tramontato sulla linea dell’orizzonte, aveva lasciato al buio chi stava a terra e sul mare. Ma, poi, anche l’aereo, ancora in alto, entrò gradualmente nell’oscurità. Apparve sotto di noi, piuttosto sulla destra, l’arcipelago delle isole Eolie, macchie più scure sul mare, illuminate e segnate dalle luci dei paesini e di qualche nave in avvicinamento o allontanamento da esse. Una di queste isole, quella che sembrava la più grande, aveva un bagliore rossastro sulla sua cima, misto a un leggero alone di fumo. Era Stromboli, accanto alla quale c’erano le isole sorelle, disposte quasi in successione, una dopo l’altra. Erano il risultato dell’eruzione di una catena montuosa, che, crescendo, era emersa dalle profondità marine nella notte dei tempi. Queste isole sono le sue vette che, fuoriuscendo sulla superficie del mare, formano l’arcipelago, mentre, nelle sottostanti profondità della terra, immensi laghi magmatici si agitano, dando luogo, ogni tanto, a devastanti terremoti, con effetti catastrofici. L’aereo passò sulla verticale del vulcano che, quasi a volerci salutare, emise il suo ritmico tossire che si ripete ogni dieci minuti: una nuvoletta di fumo.
I passeggeri all’interno dell’aereo non pensavano agli aspetti catastrofici, sepolti in fondo a quel mare, e guardavano solamente allo spettacolo che vedevano. Il velivolo prese a dirigersi verso Messina che, progressivamente, divenne sempre più grande, man mano che esso si avvicinava e si abbassava di quota. Era un tripudio di luci e si riuscì ad intravedere il suo porto e la Madonnina, posta al suo ingresso, benedicente il popolo messinese. Dirigendo verso sud, l’aereo costeggiò la costa orientale della Sicilia per circa 60 chilometri, per poi virare con dolcezza verso il centro dello Stretto. Si allontanò, dunque, da Taormina, da Catania e dall’imponente Etna, molto spesso innevata e saltuariamente eruttiva, puntando verso la costa calabra. Come tutte le volte che avevo attraversato lo Stretto con una nave, anche questa volta, sospeso in cielo, su un aereo, sentii risuonare nelle orecchie il canto delle sirene fra Scilla e Cariddi e l’urlo di Polifemo nelle viscere dell’Etna. Sapevo bene che non era vero, ma provavo il piacere di “pensarlo”, per poter percepire la Storia e la Leggenda, delle quali queste località sono intrise.
Non c’è mai stata volta, passando per questi luoghi, che io non abbia pensato ad Enea che li attraversava, fuggendo da Troia per andare verso il Lazio, determinando la fondazione di Roma. Ogni volta, mi è sembrato di vedere Ulisse, legato all’albero della sua nave, per non cedere al canto delle sirene. Fantasie, ma … gradevoli!
Dal centro dello Stretto, l’aereo virò a destra per tornare verso la Sicilia e atterrare all’aeroporto di Catania Fontanarossa, nella zona di pianura posta alle basi dell’Etna, dove si estende la città.
Ci dirigemmo in hotel, giusto per il tempo di cambiarci d’abito aprire e riporre il bagaglio. Eravamo desiderosi del primo contatto con la città, con il suo centro storico, che, per fortuna, era vicino all’hotel dove alloggiavamo.
Uscimmo per una passeggiata e, quasi senza volere, sbucammo nella bellissima Piazza Duomo, ammirati per le due preziosità che mette in mostra: la Cattedrale di Sant’Agata, all’interno della quale è custodito il corpo della Santa, protettrice della città e un obelisco del 1239, nel quale è incorporato “u liotru”, un elefantino di pietra lavica , che rappresenta il simbolo di Catania.
C’era tanto da vedere intorno a noi e siamo stati attratti dalla freschezza della Fontana dell’Amenano, bianca, essendo stata realizzata in marmo di Carrara.
Pochi passi ancora, in allontanamento dalle opere d’arte, per condividere e assaporare l’umanità cittadina, efficacemente rappresentata dalla “Piscaria”, il fornitissimo mercato del pesce, con i suoi colori, odori e le “vuciate”, le cantilene con le quali ogni venditore magnifica la propria merce.
Una gradevole passeggiata, ammirando le numerose pasticcerie e facendo più di un pensierino in proposito.
Nel pomeriggio, ci siamo recati presso la sede del Distretto, dove, al decimo piano di un signorile edificio, con una bellissima vista sull’Etna e sul mare, siamo stati accolti dal Governatore e dal suo Segretario, per lo scambio dei gagliardetti e la foto ricordo. E’ stata l’occasione per parlare dei progetti, in essere e futuri. Il tutto mentre gustavamo un ottimo aperitivo siculo.
La sera, ci siamo riuniti in Interclub con il Rotary Club di Catania, nella loro sede, una bellissima residenza storica. Ci hanno molto bene accolti la Presidente Anna Cavallaro e il papà di Antonella.
Una cena all’altezza dell’ospitalità siciliana, con la sua degna conclusione. Per dessert, cannolo alla siciliana, forse uno di quelli che avevamo desiderato guardando le vetrine delle pasticcerie, in centro.
Il giorno seguente, il 2 giugno, ci siamo trasferiti a Siracusa, la città che ho sempre pensato essere di Archimede, ed abbiamo visitato il Museo Leonardo da Vinci e Archimede. In questo luogo, è stata la Scienza ad avere il sopravvento su di noi. Come non pensare che nel terzo secolo avanti Cristo, in tempi non propriamente evoluti in altre parti del mondo di allora, nasceva e viveva in questa città un genio della levatura di Archimede, con le sue basilari scoperte nel campo della Matematica e della Fisica?
Ad un genio e un inventore di tale portata, la direzione del Museo ha pensato bene di abbinare un altro genio, inventore e anche eccelso pittore, Leonardo da Vinci, esponendo numerosi modelli scelti fra le sue opere.
Il pranzo, in compagnia di soci del Rotary Club Siracusa, tra i quali il Presidente Pierluigi Incastrone e il segretario Carmelo Susinni, si è svolto sull’isola di Ortigia, patrimonio dell’umanità, che si trova nella zona centrale della città stessa. Ancora una volta, in questa città così “marina”, ho pensato alle battaglie per difendere la città e all’uso degli specchi, inventato da Archimede, per incendiare le navi nemiche.
Nel pomeriggio, abbiamo visitato la città, apprezzando la bellezza del Tempio greco di Apollo. Era stata una giornata intensa, che prevedeva una serata di ugual tono. Per questo, abbiamo pensato di fare una pausa rinfrescante, accomodati ai tavolini di una piazzetta ombreggiata, per gustare una granita di fichi e more alla panna.
La giornata si è conclusa in maniera sfolgorante, nel teatro greco della città, assistendo alla rappresentazione della tragedia “Agamennone” di Eschilo, facente parte della trilogia dell’Orestea. L’attenzione era rivolta al proscenio, ma, ogni tanto, era gradevole uno sguardo al cielo stellato, occasione da non perdere, per chi si trova nei teatri all’aperto, e che non può essere goduta nei teatri normali, al chiuso.
Venerdì 3 giugno il gruppo si è trasferito in visita al sito archeologico della Morgantina, in zona Piazza Armerina. Abbiamo avuto l’occasione di trovarci, questa volta, dopo le esperienze “cittadine”, in un ambiente agreste, in campagna, visitando una villa romana, risultato di varie ricostruzioni, databile fra il I e il IV secolo d. C. Una scoperta per tutti noi, per la possibilità di ammirare tanti coloratissimi ed espressivi mosaici, fotografie della vita di un tempo passato.
Ancora una volta, a pranzo, abbiamo goduto della compagnia di soci dei Rotary Club. Nel caso specifico, ci hanno raggiunti Soci dei Club Enna e Piazza Armerina, con i loro presidenti Antonio Viavattene ed Elio Savoca.
La giornata, piuttosto impegnativa, si è conclusa con una cena serale, in Interclub, con i soci del Rotary Club Centenario, guidati dal loro presidente Agatino Sciuto.
Sabato 4 giugno ci siamo diretti verso la maestosità dell’Etna, ammirandone i contrafforti durante la lunga salita, man mano che l’ambiente intorno a noi diventava più scuro, per le tracce delle colate laviche che si inframezzavano, come ferite nere, fra il verde dei boschi, fino a giungere al rifugio Sapienza. Abbiamo pranzato gradevolmente. Con una degna conclusione, per il dessert: cassata alla siciliana, indimenticabile. Nel pomeriggio ci siamo recati a Taormina, dove abbiamo visitato il teatro greco. Avevo un vecchio desiderio, quello di ripetere, così come avevo fatto quando ero bambino, il cercare, da quelle alture, la vista di Reggio Calabria, la mia città di origine, posta al di là del mar Jonio. Quante volte, dall’opposta costa calabra, avevo guardato in quella direzione, cercando di individuare e riconoscere i posti situati fra le grigie colline e le montagne. Quante volte, nel buio della sera avevo visto le rosse colate laviche, lingue infuocate serpeggianti, che scendevano dalle pendici dell’Etna.
La mattina del 5 giugno, abbiamo visitato ancora il centro storico di Catania, provvedendo al rituale acquisto dei souvenir da portare ai nostri cari, a Roma.
Con questo, il viaggio volgeva ormai al termine e questo sogno, il ricordo di questi giorni, come tutti i sogni, si era praticamente concluso e, nel pomeriggio, l’aereo ci ha riportati a Roma.
Qui finisce la fantasia e si torna alla realtà, felici dell’esperienza goduta, con un “grazie” a coloro che l’hanno resa possibile: alla Presidente Francesca Staiti che l’ha prevista e inserita fra i programmi del Rotary Club Roma EUR; a Nino Laudani che è stato l’ideatore del viaggio e ad Antonella Longo, entrambi organizzatori e “guide” ineccepibili.
Alfredo D’Amato