
Il 24 luglio 2017, presso l’Ambasciatori Palace Hotel, in Via Veneto, a Roma, il Rotary Club Roma EUR ha presieduto l’ Interclub con i Rotary Club Roma, Roma-Cassia, Roma-Appia Antica, Roma-Nord, Roma-Nord_ Est, Roma-Capitale, Roma-Mediterraneo, Roma-Est, Roma-Sud_Est, Roma-Quirinale. Ai soci presenti ed agli ospiti, tra i quali, il Past Governor del Distretto 2080 Marco Randone, Roberto Scambelluri e Giuseppe Perrone, è stato posto l’interessante quesito di cui al titolo.
Dopo aver avviato la “serata”, con le numerose presentazioni di rito, la Presidente del Rotary Club Roma EUR, dott.ssa Carla Lendaro, ha ceduto la parola al relatore, dott. Giuseppe Florio, medico chirurgo, specialista in ostetricia e ginecologia, andrologo e psiconeuroimmunologo, che, con l’ausilio di immagini proiettate e il suo sapiente commento, ha cercato di rispondere alla domanda posta in premessa, che tanto aveva catturato l’attenzione dei presenti.
Con simpatica “leggerezza”, il Relatore, dott. Florio, ha sviluppato il tema sotteso nella domanda posta: qualità e durata della vita dell’individuo, in funzione dei fattori nutrizionali e ambientali che lo circondano, con i quali egli è in continua interrelazione.
E’ stata posta l’attenzione ai fattori esterni che entrano in relazione con il corpo umano e ne condizionano il funzionamento.
L’alimentazione, che, com’è noto, deve essere variegata, moderata ed accurata, portatrice di tutti i nutrienti necessari, in giusta ed equilibrata misura. Quindi, è stato effettuato un “focus” sui grassi: l’assimilazione di tali sostanze nutritive, per quantità, tipologia e qualità, deve essere tale da non danneggiare il sistema cardiocircolatorio.
Le “istanze” che pervengono all’individuo dall’ambiente esterno che lo circonda, generano emozioni e sensazioni.
Lo studio di queste tematiche sono oggi il contenuto della PSICONEUROIMMUNOLOGIA, che si propone come superamento della frammentazione del sapere scientifico in ambito medico-biologico e psicologico, guardando all’individuo nella sua interezza e in relazione con l’ambiente di cui è parte.
Questa nuova scienza medica studia le relazioni tra il sistema nervoso, il sistema immunitario e tutti gli apparati di funzionamento del nostro corpo, gli stati mentali e l’ambiente in cui viviamo.
Le “aggressioni” che il corpo umano subisce possono essere viste “come il risultato di un evento ambientale (“stressor”) esterno al nostro organismo (virus, batteri, allergeni, traumi fisici, etc.) che inducono una alterazione del nostro equilibrio neuro-psico-fisico. Quanto più i nostri sistemi di funzionamento (nervoso, endocrino, immunologico, motorio, viscerale) sono integri funzionalmente, tanto più abbiamo successo nel ripristinare l’equilibrio e la “salute”.
Purtroppo, col passare del tempo, è inevitabile che la nostra risposta alle aggressioni diventi sempre meno efficace e si instauri un “malfunzionamento” del dialogo tra i sistemi organici che può portare alla diminuzione della performance e anche a malattia o aggravare malattie in atto.
Allo studio dell’argomento in questione, ha fortemente contribuito Ancel Keys, noto fisiologo americano, ’ideatore della “Razione K” (la base per l’alimentazione di sussistenza in dotazione dell’esercito americano durante la Seconda Guerra Mondiale), che partecipò, al seguito delle truppe americane, alle operazioni in Grecia e Italia. In tale contesto, iniziò ad interessarsi all’alimentazione mediterranea, dopo aver constatato che la popolazione di questi luoghi era poco soggetta a malattie cardiovascolari e molto longeva. Incuriosito da ciò, Keys, insieme ad altri medici, promosse uno Studio internazionale cooperativo di Epidemologia della Cardiopatia Coronarica, noto con il nome di ”Seven Countries Study” che mise in rapporto i livelli di colesterolo nel sangue con i tipi di dieta alimentare seguita da diverse popolazioni.
Da tali studi emerse che il tasso di mortalità per cardiopatie coronariche tra le popolazioni mediterranee che si cibano in prevalenza di cereali, pesce, prodotti ortofrutticoli e utilizzano quasi esclusivamente olio di oliva, e quelle giapponesi, la cui alimentazione è altrettanto povera di grassi saturi, era di gran lunga inferiore rispetto alle popolazioni non appartenenti a queste area. Nei gruppi mediterranei erano maggiormente presenti prodotti quali l’olio d’oliva, cereali, frutta, ortaggi e vino (in quantità moderate durante i pasti), mentre negli altri “non mediterranei” (ad esclusione del Giappone), avevano la prevalenza carne, uova, formaggi, sostanze grasse di origine animale e molte bevande superalcoliche consumate in genere fuori pasto. Keys sosteneva che la frequenza delle cardiopatie coronariche è diversa in popolazioni che consumano diverse quantità e qualità di grassi. Tali cardiopatie risultavano molto meno frequenti in quelle popolazioni la cui dieta contiene relativamente piccole quantità dei comuni grassi della carne e del latte.
Ancel e sua moglie Margaret Keys, si trasferirono in Italia, nel Cilento, verso la fine degli Anni ’70 e precisamente a Pioppi, antico borgo marinaro, oggi centro turistico del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, nella provincia di Salerno, e qui rimasero fino al 2003. Nel 2004, Keys fu insignito della Medaglia al Merito alla Salute Pubblica dallo Stato Italiano. Morì negli USA due mesi prima del suo centunesimo compleanno.
Ancel Keys riconobbe la genuinità e le qualità dell’alimentazione tradizionale cilentana che rispecchiava, naturalmente con le sue caratteristiche proprie, quel modello ideale mediterraneo da lui tanto celebrato: abbondanza di alimenti vegetali principalmente freschi; verdure d’orto e selvatiche; erbe aromatiche; cereali utilizzati per la panificazione o per ricavarne pasta e polenta; riso; legumi; frutta fresca e secca; l’uso prevalente di olio d’oliva come fonte principale di grassi; predominanza dei carboidrati; un consumo moderato di carni bianche, di carne di maiale, di carni ovine e pesce preferite alle carni bovine. Una delle caratteristiche fondamentali dell’alimentazione di tipo mediterraneo è che i prodotti vengono usati sempre freschi e nell’arco di pochi giorni. Solo certi prodotti, oggi come in passato, vengono conservati attraverso tecniche naturali di conservazione come la salatura, l’affumicatura o l’essiccazione, per poter essere consumati nel periodo invernale.
Ma, come affermato in precedenza, l’individuo è in relazione e risente anche delle ISTANZE esterne che pervengono al suo cervello e sono in grado di influire sulla sua salute.
A tal proposito, il Relatore ha parlato di un consistente nucleo di cittadini di ”Roseto Valforte”, un piccolo paese della Puglia, che è emigrato a fine ‘800 negli Stati Uniti, in cerca di lavoro, ed ha fondato una cittadina alla quale ha dato il nome di “Roseto”. Nella nuova terra, i “Rosetani” hanno trovato nuove abitudini alimentari alle quali non hanno potuto sottrarsi. Eppure, nonostante ciò, hanno continuato a vivere più a lungo delle persone che vivono nelle cittadine limitrofe.
Questa circostanza ha indotto John G. Bruhn e Stewart G. Wolf dell’Università dell’Oklahoma ad effettuare una vasta ed approfondita indagine per comprendere le ragioni di tale “longevità” dei “Rosetani”.
Le analisi cliniche effettuate hanno rilevato che essi facevano uso di alcool e di tabacco come gli altri abitanti delle cittadine limitrofe e sono anche stati eclusi fattori genetici e ambientali alla base di tale fortunata anomalia.
Alla fine i due ricercatori hanno concluso che la ragione della maggiore durata della vita era da ricercare nello stile di vita che essi praticavano. Partiti dalla loro patria, per abitudine o per necessità (difficoltà di inserimento o linguistiche) essi avevano formato e vivevano in un gruppo coeso, impostato sulla condivisione delle problematiche e sullo “scarico” delle tensioni.
Dagli studi emerse dunque l’ “Effetto Roseto”: ciò che immunizzava i Rosetani dall’infarto era la presenza di forti vincoli sociali tra loro; ogni evento era condiviso dall’intera popolazione, le frequentazioni e collaborazioni tra vicini di casa erano numerosissime così come le celebrazioni collettive di ogni tipo di ricorrenze. Ciò che distingueva Roseto dagli altri paesi intorno era il senso di famiglia estesa, un vero e proprio esempio di solidarietà, collaborazione e partecipazione sociale. Far parte e sentirsi parte di un gruppo che offre accettazione e sostegno è una medicina contro lo stress e rende meno vulnerabili alle malattie.
Questa circostanza aveva un effetto molto positivo sul cervello e, quindi sulla relazione fra esso e gli organi del corpo.
Queste esperienze sono state riportate su un libro scritto dai due ricercatori, dal titolo “The Roseto Story. An Anatomy of health”
Quindi, l’idea di “Dieta Mediterranea” come modello alimentare di riferimento non è solo un modello alimentare ideale, ma una vera e propria filosofia e stile di vita che si ispira alla semplicità, alla frugalità dei pasti, alla qualità del cibo più che alla quantità, alla stagionalità dei prodotti, al metodo di cottura, alla convivialità, alla grande importanza culturale di cui si carica l’atto del nutrirsi. Se a questo tipo di alimentazione si affianca anche un costante esercizio fisico, considerato già dalla medicina antica come metodo per mantenere uno stato di buona salute sia fisica che mentale (mens sana in corpore sano), la “dieta mediterranea” mette al sicuro da molte patologie moderne.
Ovviamente, non tutti, per vivere più a lungo, possono espatriare per fondare una cittadina in terra straniera.
Ma ci sono altre soluzioni, personali, che ognuno può mettere in pratica: qualcuno, ad esempio, si iscrive al Rotary, cercando e trovando tanti amici e praticando uno stile di vita in linea con i principi positivi cui esso si ispira.
Nota: in “corsivo”, parte della Relazione originaria del dott. Giuseppe Florio