
Il 24 agosto del 79 d.C., una terribile eruzione del Vesuvio distrusse le città limitrofe poste a sud dello stesso e nelle immediate vicinanze, come si può ben vedere nell’immagine che segue, con il particolare dell’”ombra” che circoscrive l’area dei luoghi più interessati dall’evento:
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(Wikipedia)
La testimonianza di questo terribile evento ci perviene da Plinio il Giovane, che in quei giorni navigava vicino Capo Miseno e circa 30 anni dopo riferì l’accaduto all’amico storico Tacito, certo che questa notizia sarebbe passata ai posteri. Raccontò che suo zio, Plinio il Vecchio, aveva tentato di raggiungere Ercolano per aiutare un suo amico, Cesio Basso. Questo tentativo fallì causa il ritiro delle acque (tsunami, diremmo oggi!) per cui si diresse verso Stabia, dove morì soffocato dai vapori dell’eruzione.
Preceduto da un terribile terremoto, che, in tono minore, era già stato avvertito da alcuni giorni, un fungo enorme si levò nel cielo portando in sospensione cenere, lapilli e gas ad altissima temperatura. Arrivata molto in alto nell’atmosfera, a circa 25 km, alla fine, la spinta propulsiva perdette potenza e la massa composta da gas e detriti collassò su se stessa, spargendosi sulle pendici della montagna. Qui, si mescolò al terreno divenendo un fiume gassoso e fangoso caldissimo che, acquistando velocità, man mano che rotolava giù lungo i versanti della montagna, in discesa, finì per investire le cittadine poste in basso, piene di vita.
Una spessa coltre di fango, cenere e materiali eruttivi seppellì ogni persona, animale, pianta e cose, preservandole nei secoli dal disfacimento naturale.
Dopo il 1500, a più riprese, fino ad oggi, sono stati eseguiti gli scavi che ci hanno restituito i luoghi ed i resti di quanto fu sepolto in quel terribile evento.
Il materiale eruttato, che ha ricoperto la vita di “allora”, l’ha, in qualche modo, preservata dalle intemperie e dal disfacimento e, a distanza di centinaia di circa 2000 anni, ce l’ha restituita, sotto molti aspetti, così com’era.
Ovviamente, questa circostanza ha reso questi luoghi meta di un continuo afflusso turistico.
Così, il 20 ottobre 2018 i Soci del Rotary Club Roma EUR, si sono recati in visita alla città di Pompei.
In ciò, essendo consapevoli del fortissimo legame che univa ROMA alla CAMPANIA tutta circa 2.000 anni or sono.
Su proposta ed invito del “nuovo” Socio del nostro Club Sergio Bernardini, il Presidente del R.C. Roma EUR, Rocco Recce, ha guidato un gruppo di Soci ad un Interclub con il Rotary Club Pompei Oplonti Vesuvio Est.
Giunti a Pompei, i Soci si sono incontrati con il Presidente Bernardo Brancaccio, alcuni Soci ed una guida, “Elisabetta”, che si è prodigata in informazioni e notizie sui luoghi davvero spettacolari.
I luoghi ed i particolari che sono stati visitati, le case, le ville, i monumenti e le infrastrutture danno perfettamente la sensazione di una società molto avanzata, in quel tempo, anche nelle arti.
Nel pranzo che è seguito alla visita, c’è stata l’occasione di un notevole scambio di notizie circa la vita dei 2 Club, ponendo le basi di una duratura amicizia che ha visto un prodromo importante nel fatto che il Rotary Club Pompei Oplonti Vesuvio est ha aderito al nostro Progetto Marocco.
La giornata si è conclusa con una interessante visita alla Basilica della Madonna di Pompei.
Alfredo D’Amato