
Ieri sera, giovedì 14 marzo 2019, presso l’Hotel dei Congressi, in Roma, si è svolto un incontro serale dei Soci del Rotary Club Roma EUR.
Molti i presenti: Soci, ex Soci ed ospiti dei Soci, fra i quali citiamo Maurizio Minotti e sig.ra Fulvia, Francesco Baldoni e sig.ra Stefania, Giorgio Caringi, Grazia Saporito ( Presidente Inner Wheel Roma EUR Centro), Augusto Ermetes e sig.ra Lia Maria Diex e figlio dr. Gabriele, Miren Maite Angela de Ojanguren.
Come di consueto, ha dato inizio all’incontro il Presidente del Club, Rocco Recce.
Nella seconda parte della serata, l’ing. Domenico Concezzi ha tenuto la sua attesa Relazione suscitando l’ammirazione dei presenti, in quanto, al suo ben noto percursus rotariano ed alle trasparenti qualità di uomo di cultura, ha aggiunto una inedita panoramica degli scenari mondiali nei quali si è svolta la sua vita professionale, importante e piena di riconoscimenti e soddisfazioni.
“I soci si raccontano”
DOMENICO CONCEZZI racconta il suo mezzo secolo appena trascorso
(14 Marzo 2019)
Aderisco volentieri all’iniziativa del Presidente Rocco Recce di raccontare ai soci qualcosa di noi stessi. Come noto, fa sempre piacere sfogliare il proprio album di fotografie che evocano ricordi ed emozioni, ma è anche noto che ascoltare altre persone mentre sfogliano il proprio album dei ricordi, rappresenta quasi sempre una noia mortale, anche se si tratta di amici o parenti.
Per tale motivo, parlerò di me, ma solo per descrivere il contesto storico in cui si è svolta gran parte della mia esperienza di vita.
Sono nato in provincia nel 1932 e mi sono laureato Ingegnere nel 1958, con il massimo dei voti. Avevo 26 anni, in ritardo di quasi 2, perché quando avevo l’età giusta per andare in città, a frequentare la scuola media, correva l’anno 1943, quello del famoso 8 settembre, quando l’Italia fu divisa in due, mentre le nostre Forze Armate si dissolvevano. Avevo due fratelli militari che, per puro caso, si trovarono sbandati sui due fronti opposti del nostro Paese, semplicemente perché l’annuncio di Badoglio li sorprese mentre uno si trovava al Nord e l’altro era al Sud. Noi restammo senza loro notizie per lungo tempo e, con l’aria che tirava, i miei genitori mi tennero in casa, aspettando la fine della guerra. Nulla di notevole negli anni successivi, quando feci la Maturità classica, poi la facoltà di Ingegneria, che completai puntualmente in 5 anni.
Qualche accenno lo merita la nostra UNIVERSITA’ degli anni ‘50: nel mio anno di corso c’era una sola donna, di cui ricordo il nome, ma che non ho più incontrato. Ricordo che eravamo attivi anche in Politica, con entusiasmo, ma senza violenza. Da studente in politica, ho frequentato due colleghi ed amici che poi divennero molto più importanti di me. Uno era Marco Pannella e l’altro era Stefano Rodotà, con i quali ho condiviso molte campagne di propaganda politica, per tutto il periodo universitario, militando su tre fronti diversi, ma con molta amicizia e simpatia personale. Noi studenti di Ingegneria avevamo un Organismo Nazionale (ONISI), ove fui eletto delegato romano, che organizzava contatti e Stages presso le maggiori aziende italiane. Il mio primo contatto con il mondo della Tecnica, fu un tirocinio estivo per studenti, presso la SIP (Società Idroelettrica Piemonte) nel 1956. Il mio primo stipendio lo ebbi dalla TETI (Telefonica Tirrena), che mi aveva prenotato prima della laurea. Bisogna ricordare che, dopo la nazionalizzazione dell’energia elettrica, con la nascita dell’ENEL (1963), la SIP utilizzò l’enorme capitale realizzato dall’esproprio delle sue centrali idroelettriche acquistando tutte le compagnie telefoniche italiane come la TETI, la STIPEL, ecc., e si chiamò Società per l’esercizio telefonico. Le mie prime dimissioni avvennero dopo un anno di impiego alla TETI, per passare al settore dell’elettronica, presso la SINDEL, che poi divenne SELENIA, prima ancora che si parlasse della Tiburtina Valley.
Questa esotica definizione deriva dal fatto che, nello spazio di 1 km (dal 12° al 13° della Via Tiburtina in Roma) si concentrava il meglio dell’industria elettronica italiana, con le seguenti aziende: Selenia, Elettronica, Contraves, e poi anche Vitroselenia e Telespazio.
Il RADAR italiano fu la nostra prima eccellenza. Forse un Ingegnere elettronico di oggi, che ha familiarità con Circuiti Integrati (IC, Chips e Microchips), ove moltissime funzioni di transistor vengono condensate in una piccola piastrina, non potrebbe neanche concepire che l’elettronica di quei tempi si basava sulla valvola termoionica, e i nostri primi Radar erano a valvole, come lo era il missile Hawk che ci forniva l’America. Vale la pena ricordare che nell’anno 1956 fu assegnato il premio Nobel per la scoperta del Transistor, che sostituì definitivamente la valvola termoionica, e che da noi arrivò con qualche ritardo. Nel laboratorio Selenia, utilizzavo per la prima volta una modernissima strumentazione elettronica della HP (Hewlett Packard), la quale assecondò qualche mia richiesta con qualche piccola modifica tecnica, ma poi mi offrì l’opportunità di contribuire all’apertura della propria filiale italiana. Stava per nascere la HEWLETT PACKARD ITALIANA SPA. La HP di allora era all’avanguardia nel settore “Test & Measurement”, ma ancora era del tutto estranea al settore dei calcolatori elettronici. Accettai l’offerta, lasciando con un velo di tristezza un laboratorio italiano di eccellenza. Poco dopo fui chiamato a dirigere l’HP- Mediterraneo e M.O. e mi trovai a lavorare in un contesto internazionale che comprendeva il Nord Africa e il Medio Oriente, con la Casa Madre negli USA, ove imparai cose nuove, come la lingua inglese, l’efficienza lavorativa e i rapporti aziendali molto informali. Nel posto di lavoro americano si chiamavano tutti per nome, mentre da noi, fra colleghi si usava il cognome ed ai superiori, oltre che con il “lei”, ci si rivolgeva con il titolo. Imparai subito che chiamarsi per nome negli USA, è solo un’accorciatoia di comunicazione, senza implicare alcuna intimità o confidenza. Debbo aggiungere che, fra le novità americane, ne sperimentai una angosciante, quando mi trovai a letto con la febbre, per una mezza insolazione presa in spiaggia durante un weekend, e non riuscivo a capire quale fosse il livello della mia febbre, dato che il termometro mi segnava circa 102 gradi. Sapevo bene che in America si usano i gradi Fahrenheit, al posto dei nostri Celsius, che sono centigradi, ma non avevo cognizione che la normale temperatura corporea fosse di 98,6°F. Cercai aiuto e realizzai che avevo circa 39 di febbre, fui curato e tutto andò benissimo. Come manager della HP, ebbi l’opportunità di allargare le mie conoscenze nella nuova frontiera dell’Ingegneria Biomedica che mi tenne particolarmente impegnato in tutta l’area del Mediterraneo e M.O.
Dopo 10 anni di positiva attività in questo settore, con riconoscimenti personali anche per la realizzazione di un modernissimo ospedale in Arabia Saudita, ci fu un nuovo cambiamento nella mia vita e, forse per il richiamo di un amore mai spento, accettai di tornare in SELENIA. Questa volta mi si offriva di lavorare nel settore della Elettronica Militare , con una destinazione speciale (Rio De Janeiro) e per la promozione di prodotti speciali che si rendevano disponibili dal Consorzio di Imprese italiane chiamato Melara Club. Erano i tempi in cui la nostra industria militare era fra le prime al mondo e, per fare un esempio, le nostre Fregate della classe Lupo, erano il nostro fiore all’occhiello, perché concentravano, in un piccolo spazio, il meglio della nostra Cantieristica Navale, dei nostri Sistemi d’arma e di Avvistamento, delle Comunicazioni e delle Contromisure Elettroniche. Dopo oltre due anni di servizio in Sud America, sono stato richiamato in Europa, ove mi sono occupato di Comunicazioni Satellitari e fui impegnato anche presso la nostra Stazione Spaziale del Fucino. Erano i tempi in cui, per la prima volta, si poteva scrutare ogni dettaglio del territorio con i satelliti orbitanti LANDSAT. Il programma LandSat è iniziato con il primo lancio del 1972 ed è ancora in corso, con il LANDSAT- 8 lanciato nel 2013, mentre per il 2020 è previsto il lancio di LANSAT- 9.
L’ultimo mio incarico di lavoro si è realizzato con un nuovo cambiamento verso l’estero, quando accettai l’incarico di Executive Mgr, con sede a Londra, per le Operazioni europee di un gruppo americano che aveva Filiali in tutta Europa. Destino volle che quel Gruppo USA fosse poi rilevato da un Gruppo Giapponese, ed io mi trovai a scegliere fra due alternative: lasciare il mio posto, per rimanere ancorato agli USA, oppure accettare la nuova proprietà ed entrare a fare parte di un nuovo Team Direzionale nella Casa madre di Tokyo, conservando lo stesso incarico di Executive con sede a Londra, avendo come mio vice un giovane Manager giapponese. Ho optato per la seconda alternativa, ove sono rimasto in servizio fino al mio pensionamento, dopo avere appreso nuovi metodi di lavoro e di relazioni umane, che ricordo con molto piacere. Con la mia terza età da pensionato, sono ancora attivo come imprenditore privato, occupandomi di Domotica, ma certo non abuserò della pazienza di chi legge, facendo promozione della mia presente attività. Vorrei solo chiudere con qualche commento personale.
Le poche righe del mio racconto possono far pensare al Curriculum di una persona ansiosa ed instabile, che ha cambiato lavoro troppo spesso, eppure io sono un conservatore che ama la stabilità ed i vecchi riferimenti geografici e culturali in cui sono nato e cresciuto. Il migliore riferimento della mia stabilità è rappresentato da mia moglie Paola. Siamo sposati da 60 anni, lei mi ha sempre seguito ovunque ed è stata fondamentale per la cresciuta dei nostri due figli, i quali sono oramai ultracinquantenni top managers, in giro per il mondo. La varietà dei luoghi e dei tipi di lavoro che ho avuto la fortuna di sperimentare si può spiegare con la grande e variegata offerta di lavoro che era presente durante la mia vita lavorativa, sia in Italia, che nel mondo. Basti pensare che negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, tanta era la richiesta di Ingegneri, che le aziende rintracciavano e contattavano tutti gli studenti degli ultimi anni di ingegneria che fossero in regola con gli esami (non serviva essere dei geni) e li prenotavano, offrendo loro un impiego, da valere subito dopo la laurea, ed io ricevetti molte offerte. Se poi uno cambiava posto, per fare una cosa più attraente, questo era del tutto normale ed in ogni azienda c’era molta attenzione alla gestione del Personale (Risorse Umane), sia per la costante ricerca dei migliori disponibili, che per la fidelizzazione dei propri collaboratori. Questo concetto potrebbe oggi apparire irreale, di fronte alla presente disoccupazione, eppure, in alcuni settori di alta specializzazione, le cose non sono molto cambiate da allora. A parte qualche settore di nicchia, sappiamo che oggi la disoccupazione giovanile in Italia è un problema serio, e c’è solo da augurarsi che il ciclo negativo finisca presto e si torni a crescere come una volta. A chi avesse sentito parlare di “miracolo economico”, avvenuto in Italia negli anni ’60, vorrei dire che io ne sono un testimone oculare. In quegli anni, il fervore di investimenti e di nuove iniziative, era visibile ovunque ed il mio variegato Curriculum ne è una prova. Chiudo con l’auspicio che, nonostante le negative previsioni, torni presto per noi un periodo di prosperità e benessere.
Domenico Concezzi
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Grazie Domenico.